Buone letture – Il viaggio del Papa in Iraq

Si propongono alcuni contenuti relativi al viaggio del Papa in Iraq, in programma dal 5 all’8 marzo, a partire dall’articolo di Stefania Falasca, scritto in occasione dell’annuncio del viaggio desiderato da tempo da Papa Francesco e prima di lui da Wojtyla:  Nella terra di Abramo, Avvenire 8 dicembre 2020.

Ecco i contenuti:


Il videomessaggio del Papa al popolo iracheno, alla vigilia della partenza per Baghdad: il Papa Francesco invita i cristiani, ma anche tutti i “fratelli e sorelle di ogni tradizione religiosa”, “a rafforzare la fraternità, per edificare insieme un futuro di pace”. Il video messaggio si chiude con una benedizione, che invoca la pace e la benedizione dell’Altissimo e un invito:

“a camminare nella speranza e mai di lasciare di guardare le stelle”.

Il Papa, i rischi di una trasferta e il “dovere” di una presenza

Ma perché il Papa ha deciso di andare proprio in Iraq, di incontrare persone di fede musulmana, per di più in un periodo di Covid? «Vengo come un pellegrino penitente», ha esordito Francesco a Baghdad. E un’altra risposta più articolata ci viene fornita da Andrea Tornielli, in un editoriale, che si può anche ascoltare: Il Papa, i rischi di una trasferta e il “dovere” di una presenza.

Il Papa in Iraq nel segno della «Fratelli tutti»

Il seguente articolo, di monsignor Paolo Bizzeti, invece, ci invita a considerare questo evento storico come l’attuazione concreta dell’enciclica “Fratelli tutti” ed espressione di una Chiesa “in uscita”, missionaria in senso lato ed è anche la realizzazione dell’antico sogno di Giovanni Paolo II di celebrare a Ur dei Caldei l’inizio della storia della salvezza: Il Papa in Iraq nel segno della «Fratelli tutti»

Papa Francesco: «beato non è essere un eroe ogni tanto ma un testimone sempre»

“Beato è chi vive con mitezza, chi pratica la misericordia lì dove si trova, chi mantiene il cuore puro lì dove vive. Per diventare beati non bisogna essere eroi ogni tanto, ma testimoni ogni giorno. La testimonianza è la via per incarnare la sapienza di Gesù. È così che si cambia il mondo: non con il potere o con la forza, ma con le Beatitudini.” (Papa Francesco) Alla Messa nella cattedrale di Baghdad al termine della sua seconda giornata del viaggio apostolico, il Papa riflette sul senso delle Beatitudini e incoraggia i fedeli alla testimonianza quotidiana dello stile di vita portato da Gesù, che ribalta la mentalità umana.

 


Nell’omelia della Messa celebrata nello stadio Franso Hariri ad Erbil, Francesco ringrazia la Chiesa “viva” in Iraq, “un popolo santo e fedele”:

Se Dio è il Dio della vita – e lo è –, a noi non è lecito uccidere i fratelli nel suo nome.
Se Dio è il Dio della pace – e lo è –, a noi non è lecito fare la guerra nel suo nome.
Se Dio è il Dio dell’amore – e lo è –, a noi non è lecito odiare i fratelli.

Ora preghiamo insieme per tutte le vittime della guerra, perché Dio Onnipotente conceda loro vita eterna e pace senza fine, e le accolga nel suo amorevole abbraccio. E preghiamo anche per tutti noi, perché, al di là delle appartenenze religiose, possiamo vivere in armonia e in pace, consapevoli che agli occhi di Dio siamo tutti fratelli e sorelle.

La chiarezza dei messaggi e il simbolismo dei gesti il leader sciita accoglie in piedi il Vescovo di Roma

In Oriente contano molto i simboli. Se si tiene conto che sono pochissimi i leader internazionali che hanno potuto percorrere in sicurezza gli stretti vicoli di Najaf per arrivare alla dimora di al-Sistani e che finora nessun ospite aveva trovato l’anziano ayatollah in piedi, un segno di rispetto più potente di tante parole, si può capire la portata storica dell’incontro del Papa con al-Sistani. Si tratta probabilmente dell’ayatollah
più influente e rispettato di tutto il mondo sciita, ma se la sua figura appare poco, i suoi scritti ei suoi responsi giuridici, diffusi in tutto il mondo, hanno un peso enorme. Cosa avranno in comune questi due personaggi? Scoprilo leggendo l’articolo dell’Avvenire La chiarezza dei messaggi e il simbolismo dei gesti il leader sciita accoglie in piedi il Vescovo di Roma

  • Vorremmo ricordare anche un gesto unico che ha fatto papa Francesco: l’incontro con il padre del piccolo Alan Kurdi morto naufrago sulle coste turche nel 2015. Tra i gesti più commoventi del viaggio in Iraq, vi è infatti l’incontro, domenica dopo la Messa a Erbil, tra il Papa e Abdullah Kurdi, padre di Alan, il piccolo di tre anni naufragato nel 2015 con la madre e il fratello sulle coste turche mentre cercava di raggiungere la Grecia. L’immagine del suo corpicino senza vita sulla spiaggia fece il giro del mondo, tragico simbolo dei pericoli cui vanno incontro i migranti ma anche della disperazione che li spinge comunque a lasciare la propria terra. «Il Papa – ha spiegato il direttore della Sala Stampa vaticana, Matteo Bruni – si è intrattenuto a lungo con lui e ha potuto ascoltare il dolore del padre per la perdita della famiglia ed esprimere la profonda partecipazione sua e del Signore alla sofferenza dell’uomo. Il signor Abdullah ha manifestato gratitudine al Papa per le parole di vicinanza alla sua tragedia e a quella di tutti quei migranti che cercano comprensione, pace e sicurezza lasciando il proprio paese a rischio della vita».

«Chi odia il fratello profana il nome di Dio»

Dall’inviata nella piana di Ur, nella terra dove secondo la tradizione il “patriarca di molti”, Abramo, parlò per la prima volta con Dio, nel luogo di nascita del padre che unisce ebrei, cristiani e musulmani ci giungono le parole del Santo Padre: «Questo luogo benedetto ci riporta alle origini, alle sorgenti dell’opera di Dio, alla nascita delle nostre religioni. In questa piazza, davanti alla dimora di Abramo nostro padre, sembra di tornare a casa. Qui egli sentì la chiamata di Dio, da qui partì per un viaggio che avrebbe cambiato la storia. Noi siamo il frutto di quella chiamata e di quel viaggio. Dio chiese ad Abramo di alzare lo sguardo al cielo e di contarvi le stelle. In quelle stelle vide la promessa della sua discendenza, vide noi» …. (continua a leggere)

«Io musulmano, con le lacrime agli occhi. Più tutele per i cristiani»

Questa intervista ci propone il punto di vista di Younis Tawfik, poeta e romanziere, nato a Mosul ora presidente del Centro culturale italo-arabo a Torino. Il racconto di Younis ci porta a osservare un Paese caratterizzato da una pluralità di etnie diverse, dove l’ideologia fanatica ha portato alla distruzione di questa regione e all’esodo di massa dei cristiani, di cui resta una minoranza. La visita del Papa in Iraq è stata dunque testimonianza di come la riconciliazione sia possibile se si è capaci di perdonare e di fare il primo passo verso l’altro. Ma non solo. Lo scrittore riflette anche su un altro aspetto fondamentale: “La sua insistenza [del Papa] sulla necessità del perdono induce noi musulmani a fare i conti con qualcosa che molti hanno dimenticato, a ritrovarne le radici nel Corano che parla di Dio clemente e misericordioso“. (Leggi l’intervista completa)

«Fuggire no: qui ci sono le nostre radici»

Ma cosa ne pensano le persone che vivono in Iraq della visita del Papa?  «Questa visita è come una carezza a questa Chiesa ferita», «Un sogno!», «Una gioia incredibile». Papa Francesco è stato come una carezza che cura le ferite e che ridona speranza. (Leggi tutto: “Fuggire No, qui ci sono le nostre radici”)

Papa Francesco: «il mio stupore di essere lì si fondeva alla loro gioia di avere il Papa»

All’udienza generale Bergoglio ripercorre i momenti salienti del viaggio appena concluso: «I musulmani invitano i cristiani a ritornare, e insieme restaurano chiese e moschee, lì c’è fratellanza» e ancora «Il mio stupore di essere in mezzo a loro si fondeva con la loro gioia di avere il Papa con sé: c’era gente che aspettava il Papa da cinque ore in piedi, donne con i bambini in braccio, aspettavano… e nei loro occhi c’era la speranza». -> continua a leggere l’articolo su La Stampa

Un video con alcune delle immagini del viaggio del Papa