Buone letture: Il Tempo del Creato

Da oggi 1° settembre (Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato) inizia il periodo liturgico osservato dalle chiese cristiane di tutto il mondo dedicato al Tempo del Creato, che durerà fino al 4 ottobre (festa di Francesco d’Assisi).

«Una casa per tutti? Rinnovare l’oikos di Dio»

 

È questo il tema del Tempo del Creato 2021: da oggi per 34 giorni tutti i cristiani sparsi per il mondo si uniscono nella preghiera, nella riflessione e nell’impegno comune per rinnovare la propria relazione con Dio e la Creazione. «Oikos» significa sia casa sia famiglia. «La casa è il pianeta – spiega Cecilia Dall’Oglio, direttore dei programmi europei del Movimento Laudato si’ –: e la famiglia siamo noi che lo abitiamo. La crisi climatica mette in pericolo entrambi. La nostra chiamata battesimale ci spinge a rinnovare l’oikos».

Il simbolo scelto per questa edizione dell’iniziativa è la “tenda di Abramo”, emblema biblico di accoglienza ed espressione alla chiamata ecumenica all’ospitalità radicale, dando posto a tutti. «Durante questo mese, invitiamo a esporla e a pregare per i più vulnerabili, in particolare per quanti sono costretti ad abbandonare la propria terra a causa del riscaldamento globale. In questo modo, il Tempo del Creato – un kairos per tutti i cristiani – si lega alla Giornata del migrante e del rifugiato del 26 settembre», prosegue Cecilia Dall’Oglio, che rivolge anche un appello a tutti i cattolici affinché si uniscano a papa Francesco nell’alzare una voce profetica per la giustizia ecologica. In tal senso, i fedeli sono invitati a firmare e a far firmare la petizione “per un pianeta sano, persone sane”. Nel testo si chiede ai leader mondiali di adottare misure concrete a tutela della biodiversità e dell’ambiente ai due vertici internazionali in programma questo autunno: la Cop15 in programma in Cina a ottobre e la successiva Cop26 di novembre a Glasgow.

L’auspicio di padre Josh Kureethadam, coordinatore del settore “Ecologia e creato del dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale” è volto a tutti noi:

«Auguro di vivere questo Tempo del Creato con gli occhi, con il cuore e con i piedi:

  • Con gli occhi, perché possiamo maturare uno sguardo contemplativo sulla natura.
  • Con il cuore, perché riusciamo a sentire il grido della terra che si fa tutt’uno con quello dei poveri.
  • Con i piedi, perché non restiamo fermi, prigionieri dei vecchi paradigmi, ma abbiamo il coraggio di camminare spediti, anzi di correre verso un nuovo orizzonte, più umano.

E di farlo insieme».

L’odierna sedicesima Giornata nazionale per la custodia del Creato e i trentaquattro giorni successivi dedicati alla riflessione sulla casa comune cadono in un momento cruciale. Qualche settimana fa, 234 esperti, riuniti sotto l’egida dell’Onu nell’International panel on climate change (Ipcc), hanno lanciato un codice rosso al mondo: ancora pochi anni e poi sarà impossibile contrastare il riscaldamento globale. Per evitare il peggio, fra due mesi, inoltre, i leader internazionali saranno chiamati a decidere alla Conferenza Onu sul clima (Cop26) di Glasgow quali azioni concrete intraprendere. «L’angoscia per la situazione ambientale è tanta: siamo sull’orlo dell’abisso – sottolinea padre Josh –. Ma ho anche una forte speranza, che deriva dall’abitudine di recitare ogni giorno il Salmo 127. Mi soffermo spesso sulla frase: «Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori». La nostra “casa comune” ha un ottimo artefice: Dio. Certo, anche noi dobbiamo essere dei buoni co-giardinieri… È segno di speranza poi che il Tempo del Creato abbia un carattere ecumenico. L’impegno per la cura del Creato è più forte di ogni divisione. Con questo spirito, il 4 ottobre, ci sarà un grande incontro dei leader religiosi in Vaticano.

Eppure, ancora adesso molti cristiani, inclusi tanti cattolici, si chiedono che cosa c’entri l’ecologia con la fede ed è alquanto strano. Il cristianesimo, infatti, non è un vago spiritualismo, è la religione dell’Incarnazione. Il mondo ci riguarda. Le sofferenze dei poveri ci riguardano, perché Cristo si identifica con loro. E tra questi poveri, c’è la nostra casa comune, tanto ferita. Restare indifferenti a questo dolore, significa ignorare il dolore di Gesù. I Padri della Chiesa ci ricordavano che il Signore si rivela in due opere: il libro delle parole, ovvero le Scritture, e il libro delle opere, il Creato. A tal fine, è necessario che questi temi diventino parte integrante della formazione, della catechesi, degli studi. L’approccio deve poi essere comunitario. Non possiamo “appaltarlo” solo a politici ed esperti. Siamo “ecclesia”, cioè comunità e come tale dobbiamo assumerci la responsabilità della nostra casa comune. Tutti, dunque, dobbiamo contribuire a cambiare il paradigma tecnocratico, altrimenti i cambiamenti saranno solo ritocchi cosmetici. Da qui l’impegno per mutare i nostri stili di vita».

(Fonte: Avvenire, 1 settembre 2021)

 

Per pregare insieme: